Il lato positivo della tristezza


Che cos’è la tristezza?

La tristezza è un’emozione legata a sentimenti di perdita, disperazione, impotenza, delusione e dolore. La tristezza si può provare nella vita quotidiana oppure in seguito ad eventi particolari ed eccezionali.
La tristezza non è generalmente apprezzata nella nostra cultura. Ma se avete visto il film inside-out (e se non lo avete visto vi consiglio di vederlo) avrete apprezzato come viene risaltata l’importanza della tristezza al pari delle altre 4 emozioni (gioia, rabbia, disgusto, paura). La tristezza è funzionale per una vita completa e ricca di emozioni.
Se è vero che la tristezza profonda in seguito ad una grande perdita è spesso debilitante, è altrettanto vero che una leggera sensazione “blu”, come la definirebbero gli anglosassoni, ha degli aspetti funzionali. Una tristezza lieve sembra fungere da segnale di allarme quando la situazione attuale è nuova, non familiare. Parliamo ovviamente di normale tristezza che tutti sperimentano nella propria vita. Cosa diversa è la depressione, che è una malattia grave, che porta all’incapacità di far fronte alle attività quotidiane, se non addirittura al suicidio nei casi più gravi.
Come è nata la tristezza?
Le emozioni si sono evolute per tenere al sicuro i nostri antenati del paleolitico dai predatori e dai pericoli del mondo circostante. Un ominide senza una sana paura, sarebbe probabilmente caduto da un dirupo o sarebbe finito tra le fauci di un leone, la paura aveva quindi una funzione ben precisa, così come le altre emozioni, ad esempio il piacere spingeva gli ominidi a comportarsi in maniera efficace ai fini della riproduzione e della continuazione della specie.
La tristezza al pari delle altre emozioni ha avuto un proprio ruolo nella sopravvivenza ed evoluzione della specie umana. Una teoria che mira a spiegare il ruolo della tristezza è quella dell’attaccamento. Cosa vuol dire? Il neonato ha bisogno di restare vicino ai genitori, o comunque a chi si prende cura di lui, per la sua stessa sopravvivenza. La tristezza in caso di perdita della figura genitoriale spinge la persona triste a rimediare a tale perdita.
Non è un caso infatti che una delle esperienze più dolorose per qualsiasi essere umano è la perdita di una persona cara. Addirittura da alcuni studi fatti su mamme che hanno perso il loro bambino, si è osservato che dopo uno o due anni dalla perdita, un terzo del campione preso in esame, aveva gravi disturbi psichiatrici come la depressione (ben più grave della tristezza).
La tristezza ha dei vantaggi non solo per l'uomo del paleolitico, ma anche per l'uomo moderno, per l'uomo dei giorni nostri che vorrebbe vivere solo la felicità, la gioia, il benessere e spesso vede un'emozione come la tristezza "negativa", da evitare assolutamente e spesso da dissimulare, almeno agli occhi degli altri.
Quali sono i vantaggi della tristezza?
1. Migliora la memoria. In uno studio si è verificato che il ricordo dei dettagli delle persone nei giorni tristi erano migliori rispetto ai giorni felici. Questo perché con il passare del tempo noi modifichiamo il ricordo delle informazioni esterne, lo stato d’animo triste riduce la probabilità che le informazioni vengano distorte rispetto alla memoria originaria.
2. Migliora il giudizio. Gli esseri umani formulano costantemente dei giudizi, per far rientrare le situazioni della vita entro i pattern tipici della propria mente, al fine di comprendere e prevedere pensieri e comportamenti altrui. Il punto è che questi giudizi possono essere sbagliati, e comunque sono soggettivi e non tengono conto dei pattern degli altri. Le persone tendono a formulare giudizi, e fare errori di valutazione, più facilmente quando sono felici, mentre riducono giudizi e pregiudizi quando sono tristi.
3. Aumenta la motivazione. Quando le persone sono felici, o comunque stanno bene, non hanno bisogno di fare particolari sforzi per mantenere lo stato di benessere. Se invece sono tristi dovranno impegnarsi di più per raggiungere uno status di benessere. Sono quindi più motivate le persone tristi a passare all’azione per cambiare il loro stato, la loro situazione, rispetto a chi è già felice.
4. Migliora le interazioni. Le persone che sono in uno stato d'animo triste sono più convincenti, producono argomentazioni più efficaci per sostenere le loro argomentazioni.

E tu?
Ti capita ogni tanto di essere triste? Cosa fai in quei casi? Se ritieni che ti capiti spesso e che provenga dal tuo passato possiamo fare qualcosa insieme, visita la pagina: supporto e coaching
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